Galleria generale delle opere di grafica, disegno a china ed a colori
qui sono presenti tutte le immagini delle pagine dedicate alle opere di grafica, disegno a china e a colori, realizzate da Mario e Michelangelo Eremita.
Gli Arcani Maggiori dei Tarocchi, hanno impegnato grandi artisti perché sono ricchi di mistero e di storia e sono radicati nella tradizione delle civiltà . Furono importate dall’oriente e il loro primo interprete fu Andrea Mantegna. Quella prima edizione fu editata dalle Tipografie Veneziane.
La misteriosa sequenza dei numeri e dei simboli, che incanta con il suo carico d’irrazionalità e che stride con la nostra società della programmazione, del calcolo, della stretta razionalità del rifiuto dell’ultraterreno, della superstizione, del soprannaturale, diviene il territorio ideale per l’artista sempre alla ricerca d’innovare e riplasmare ciò che è sotto il sole.
Mario Eremita ha interpretato i Tarocchi in diverse edizioni che, seppur dedicate a tradizioni culturali sono completamente originali per lo stile, il tratto e anche per alcune soluzioni formali. Le edizioni sono a colori ad olio o ad inchiostro di china.
Qui possiamo ammirare alcuni esempi della collezione dei Tarocchi Egiziani eseguiti nel 1976 su carta con tecnica mista a colori ad olio.
Qui possiamo ammirare alcuni esempi della collezione dei Tarocchi Napoletani ( smalti su tavola compensato ) eseguiti nel 1978.
Ecco alcuni esempi della collezione dei Tarocchi Francesi eseguiti nel 1985.
Qui possiamo ammirare alcuni esempi della collezione dei Tarocchi Napoletani eseguiti nel 1990 su carta con inchiostro di china
Qui possiamo ammirare alcuni esempi della collezione dei Tarocchi Erotici eseguiti nel 2000 su carta con inchiostro di china.
Qui possiamo ammirare alcuni esempi della collezione dei Tarocchi Veneziani eseguiti nel 2000 su carta con inchiostro di china
Qui possiamo ammirare alcuni esempi della collezione dei Tarocchi di Bacco eseguiti nel 2017 su carta con inchiostro di china
Le quaranta carte da gioco italiane, hanno impegnato grandi artisti perché sono ricche di mistero e storia e sono radicate nella tradizione delle civiltà . Furono importate dall’oriente e il primo interprete dei loro simboli fu Andrea Mantegna. Quella prima edizione fu editata dalle Tipografie Veneziane.
Mario Eremita ha interpretato in quattro versioni i semi delle carte, affascinato da quelle che sono su tutti i tavoli da gioco. Si tratta di quattro collezioni di quaranta disegni originali, tre a china e una a colori. Tutte e quattro le opere sono inedite.
Egli ha quindi immaginato personaggi ancestrali, frequentatori di sogni, portatori dei semi che si trasformano in opere spettacolari.
È la prima collezione delle quaranta carte da gioco interpretate da Mario Eremita. Risale al 1974 ed è eseguita su carta con inchiostro di china. Si può apprezzare in questi due esemplari tratti dalla collezione, il sette di denari ed il cavallo di bastoni, il raffinato tratto e la potente immaginazione che ha rielaborato i semi.
È la seconda collezione delle quaranta carte da gioco interpretate da Mario Eremita. Risale al 1978 ed è eseguita su carta con tecnica mista a colori ad olio. Ecco qui due esemplari tratti dalla collezione, il tre di spade ed il sette di coppa. Si consideri il delicato uso dei colori con le sfumature i drappeggi e la nuovissima immaginazione che ha rivisitato la classica iconografia.
Ecco la terza collezione delle quaranta carte da gioco italiane interpretate da Mario Eremita. Risale al 1984 ed è eseguita su carta con inchiostro di china. Qui due esemplari tratti dalla collezione, il re di denari ed il fante di coppe che danno idea dello stile, già diverso dal precedente del 1974, per la velocità del tratto. L’iconografia classica è completamente abbandonata.
La quarta collezione delle quaranta carte da gioco italiane interpretate da Mario Eremita chiude il ciclo. Risale al 2000 ed è eseguita su carta con inchiostro di china. Qui due esemplari tratti dalla collezione, il re di coppe e l’asso di coppe che danno idea dello stile, ben differente da quello del 1984 per una più ricercata esigenza formale e l’aggiunta della cornice. L’iconografia classica è parzialmente recuperata.