le classiche quaranta carte italiane interpretate da Mario Eremita
Le quaranta carte da gioco italiane, hanno impegnato grandi artisti perché sono ricche di mistero e storia e sono radicate nella tradizione delle civiltà. Furono importate dall’oriente e il primo interprete dei loro simboli fu Andrea Mantegna. Quella prima edizione fu editata dalle Tipografie Veneziane.
Mario Eremita ha interpretato in quattro versioni i semi delle carte, affascinato da quelle che sono su tutti i tavoli da gioco. Si tratta di quattro collezioni di quaranta disegni originali, tre a china e una a colori. Tutte e quattro le opere sono inedite.
Egli ha quindi immaginato personaggi ancestrali, frequentatori di sogni, portatori dei semi che si trasformano in opere spettacolari.
Collezione 1974a china
È la prima collezione delle quaranta carte da gioco interpretate da Mario Eremita. Risale al 1974 ed è eseguita su carta con inchiostro di china. Si può apprezzare in questi due esemplari tratti dalla collezione, il sette di denari ed il cavallo di bastoni, il raffinato tratto e la potente immaginazione che ha rielaborato i semi.
Collezione 1978b tecnica mista
È la seconda collezione delle quaranta carte da gioco interpretate da Mario Eremita. Risale al 1978 ed è eseguita su carta con tecnica mista a colori ad olio. Ecco qui due esemplari tratti dalla collezione, il tre di spade ed il sette di coppa. Si consideri il delicato uso dei colori con le sfumature i drappeggi e la nuovissima immaginazione che ha rivisitato la classica iconografia.
Collezione 1984c china
Ecco la terza collezione delle quaranta carte da gioco italiane interpretate da Mario Eremita. Risale al 1984 ed è eseguita su carta con inchiostro di china. Qui due esemplari tratti dalla collezione, il re di denari ed il fante di coppe che danno idea dello stile, già diverso dal precedente del 1974, per la velocità del tratto. L’iconografia classica è completamente abbandonata.
Collezione 2000d china
La quarta collezione delle quaranta carte da gioco italiane interpretate da Mario Eremita chiude il ciclo. Risale al 2000 ed è eseguita su carta con inchiostro di china. Qui due esemplari tratti dalla collezione, il re di coppe e l’asso di coppe che danno idea dello stile, ben differente da quello del 1984 per una più ricercata esigenza formale e l’aggiunta della cornice. L’iconografia classica è parzialmente recuperata.