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La Coltrina di Venezia

la Coltrina di Venezia, dipinto su stoffa, palio della Regata Storica di Venezia.

Opera realizzata da Mario Eremita per la Regata Storica di Venezia edizioni 2016/2020.

Genesi dell’opera

nella primavera del 2016 il delegato alle tradizioni Giovanni Giusto si rivolge al curatore della Galleria d’Arte III Millennio di Venezia dr. Nicola Eremita esprimendo il desiderio di realizzare un premio per i regatanti della Regata Storica. Egli pensa a un piccolo vessillo, un fazzoletto, da consegnare al primo classificato della regata maschile.

Da quella primitiva idea il curatore immagina di dare forma ad una novella tradizione veneziana che possa nascere quel settembre del 2016 e proseguire quindi nel tempo. L’ispirazione viene dallo storico Palio di Siena. Nicola Eremita suggerisce quindi il nome de “La Coltrina di Venezia” per l’opera che esegue il maestro Mario Eremita. È qualcosa di molto diverso da ciò che ha abbozzato il sig. Giusto, qualcosa che può arricchire le tradizioni veneziane dando loro un taglio vivo e contemporaneo.

Il delegato Giusto condivide informalmente l’idea e il maestro Mario Eremita esegue l’opera decidendo quindi di donarla al Comune di Venezia a patto che essa, dopo l’esposizione sulla Machina venga esposta stabilmente in una sede istituzionale di pubblico accesso.

Oltre al nome “La Coltrina di Venezia”, Nicola Eremita indica anche una serie d’iniziative complementari necessarie ad assegnare alla nuova tradizione la continuità. Propone d’istituire un comitato per la selezione di nuove edizioni de “La Coltrina di Venezia” al fine di coinvolgere gli artisti. Propone quindi di creare col tempo uno spazio pubblico in cui esporre in maniera stabile le opere che col tempo si sarebbero moltiplicate e quindi di portarle in corteo in occasione della Festa della Sensa, del Redentore, della Regata Storica, della Festa di Santa Maria della Salute.

Purtroppo tutte queste idee vengono lasciate cadere nel vuoto, si realizza un’unica edizione della Coltrina ( quella appunto del maestro Mario Eremita ) e nemmeno la richiesta dell’artista viene ottemperata. La Coltrina di Venezia rimane dal 2016 nell’ufficio del delegato Giusto, inaccessibile al pubblico e quindi oscurata e senza il riconoscimento che merita.

Caratteristiche

Pezza di stoffa dipinta dimensioni cm 139,5 x 228,50. È composta da stoffa in viscosa con numero sei frange di dimensioni cm 15 ( larghezza ) x 10,5 ( altezza ) e sei asole di sostegno nella parte alta di dimensioni cm 15 ( larghezza ) x 6,5 ( altezza ). L’opera è circondata per tutto il perimetro da un cordone in tessuto multicolore del diametro di cm 1.

la coltrina di venezia di mario eremita per la regata storica di venezia
Descrizione

il dipinto intende solcare le tradizioni culturali e i simbolismi della Serenissima Repubblica di Venezia, storia di questo territorio e causa dell’esistenza della città lagunare e del suo ineguagliato contributo nello sviluppo sociale politico ed economico della comunità umana. Paragonabile solamente alla civiltà dell’antica grecia od a quella cinese. Sostituita, dalla fine del settecento, dalla civiltà anglosassone che oggi è l’unica legittima erede dello splendore veneziano. Non stupisce, infatti, il nesso culturale che mantiene tutt’oggi simbolicamente legate Venezia e New York.

La Coltrina del Maestro Mario Eremita si caratterizza per una marcata simmetria frontale e per la posa ieratica di Venezia in omaggio agli avi bizantini. Dall’alto possiamo apprezzare la data 1489, anno in cui la Regina Cornaro di Cipro abdicò e fece ritorno a Venezia ricevendo un’accoglienza trionfale a bordo del Bucintoro, sfilò lungo il Canal Grande e ottenne il rango di Signora di Asolo rimanendole anche il titolo di Regina. Quella del 06 giugno 1489 fu una giornata memorabile e ad essa l’artista ha voluto dedicare questa Coltrina.

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L’insieme rappresenta il Trono su cui siede Venezia; esso è realizzato nella bianca pietra d’istria con cui gran parte di Venezia è costruita. Ecco quindi il Leone Alato che occupa la parte alta del Trono. Esso è qui rappresentato non in fattezze antropomorfe ma nella reale costituzione morfologica di un leone africano, simbolo dell’Evangelista Marco. Si noti il ventre asciutto le zampe snelle ed atte alla corsa, l’ampia criniera. Il Leone è albino in omaggio alla pietra d’istria che fu il materiale privilegiato per la manifattura di questo importante simbolo, ed anche per delineare la particolarità e la rarità della sua progenie che si distingue. Entrambe le zampe anteriori del Leone poggiano sul libro che riporta la celebre frase latina: “pax tibi Marce Evangelista meus.”
La pace sia con te o Marco, mio Evangelista. Tale posa intende rappresentare l’interezza del territorio veneziano, sia di terra che di mare e rafforzare il primario intento della Repubblica Serenissima che voleva il prevalere della diplomazia e dello scambio sull’uso della forza.

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Il Leone si staglia sullo sfondo blu stellato, omaggio alla rappresentazione collocata sulla Torre dell’Orologio. Avanti e sotto il Leone ecco Venezia che siede regalmente. Indossa la corona che la rende Regina dell’Adriatico; indossa mantelli che richiamano i colori dell’aurora e del tramonto caratteristici della Laguna; quindi il colore rosso della bandiera con le sue tipiche decorazioni. La posa di Venezia è ieratica e decisa, impostata a significare la propria grandezza, potenza e grazia regale; ella apre le braccia esponendo al mondo il suo gioiello: l’accesso alla città dalla Piazzetta delle Colonne di San Marco e San Todaro, il Palazzo Ducale la Biblioteca Marciana e la Basilica. Nella mano destra regge lo scettro con i rami d’ulivo, simbolo del potere nella pace e, nella sinistra l’uroboro che simboleggia la circolarità del tempo. Il grembo verde-azzurro è del colore che simboleggia l’acqua della laguna e sulla veste di Venezia, più in basso, fluttuano le barche della Regata Storica, le Bissone, la Serenissima, i Gondolini, le Mascarete, i Pupparini, le Caorline. Più in basso il nizioleto con la dicitura “Venezia Regata Storica” e la firma dell’artista Mario Eremita. La cornice di foglie d’edera a simboleggiare la fedeltà e l’amore e la cornice di rami d’ulivo per la pace, inquadrano la composizione.

Analisi dell’opera

Il dipinto è di primario intento simbolico ed in particolare, interpreta la quieta e sicura potenza della Serenissima, rievocandone la gloria del suo massimo splendore originario che fu dal XIII secolo in poi.

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In questo senso l’artista ha voluto riferirsi alla pittura bizantina ed a quella rinascimentale. Bizantina nelle pose ieratiche nella compostezza statuaria nelle simmetrie e nella sequenzialità espositiva; rinascimentale nel trattamento del colore, nello sfondamento prospettico ( la Piazzetta di San Marco ) e nell’uso di diversi piani; qui ve ne sono ben sette: lo sfondo blu notte, il trono, il leone, venezia, le vesti, san marco, le barche; pressocché sovrapposti, quasi livellati ma distintamente ben separati ed indipendenti seppur tenacemente armonizzati dal sublime uso del colore, dello sfumato, delle mezze tinte.

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La sensazione che prova lo spettatore è di possanza; il desiderio di appartenenza a questa felice simbologia conquista e coinvolge. Particolare, il dinamismo delle ali del leone insieme alla vaporosa criniera, danno l’impressione che il felino sia in volo. L’acconciatura di Venezia si fa poi bandiera svolgendosi verso il basso come un fiume nascosto che sfoci nella laguna aperta; nascosto dalle aurore e dai tramonti veneziani interpretati dalle voluminose maniche drappeggiate.

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Il volto è lineare fine e delicato ma fermo e deciso, ci osserva con fierezza ed olimpica calma. Dal grembo verde-azzurro emerge l’architettura pallida e onirica mentre sotto, le barche colorate, muovono alla volta del Canal Grande per svolgere la Regata fluttuando sulla veste che si fa acqua.

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Lo sfondo blu notte riquadra appena gli angoli in alto rimarcando il contrasto tra buio e luce, quest’ultima incarnata dalla venezianità intera. L’opera è inconfondibilmente dell’artista Mario Eremita di cui originali e tipici sono gli stilemi: le forme degli arti, lo sfumato, la pittura di luce, le volumetrie ed i delicatissimi riferimenti simbolici presenti non solo nelle forme ma anche nel colore. La modalità di lettura dell’opera è dall’alto al basso.

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